

Tra montagne rosse, silenzi che urlano e strade disegnate da un pazzo, la Namibia più primitiva prende a schiaffi la realtà e ride fortissimo
Benvenut* nel Damaraland: una fetta di Namibia talmente selvaggia, scorticata e fuori di testa che sembra uscita da una sbronza geologica durata 300 milioni di anni. Qui la Terra ha fatto il suo show, ha tirato su montagne rosse come l'inferno, ha lasciato crateri, pianure e paesaggi lunari, poi ha mollato tutto lì, tipo la coinquilina che abbandona i piatti nel lavandino.
Ne è venuto fuori uno scenario alieno, arido e arrogante, che sarebbe piaciuto a La Cosa dei Fantastici 4, con colline di granito rosso che sbucano all’improvviso come conigli.
Le strade? Solo sulla carta. Nella realtà sono trappole pietrose che mettono in crisi anche un carro armato. La polvere? Altro che fastidio: qui è ovunque, onnipresente e appiccicosa.
Il silenzio, poi, è così denso che ti rimbomba dentro.
Sei solo tu, un fuoristrada che bestemmia in aramaico antico e un paesaggio che non chiede il permesso. Sembra un deserto ostile, dove manco i cactus osano mettere radici, e invece è casa.
Una botta di energia primordiale che ti sgonfia l’ego e ti riempie i polmoni.
Questo è il Damaraland dove l’avventura non è una parola su un depliant, ma un pugno di sabbia in faccia, seguito da un sorrisone selvaggio.
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Twyfelfontein: il social degli uomini (e delle donne) delle caverne
Partiamo subito con un pezzo da novanta. Twyfelfontein, che in afrikaans suona come “sorgente dubbiosa” (probabilmente perché l’acqua qui è più rara di uno sciatore namibiano), è la galleria d’arte più antica e polverosa del mondo.
Qui, migliaia di anni fa, gli sciamani si facevano di chissà cosa e poi incidevano sulla roccia le loro visioni: giraffe, leoni, elefanti, e simboli che oggi possiamo solo provare a decifrare tipo: "Sabrina ti amo, by Beppe".
È un sito Patrimonio dell'Umanità UNESCO, il che significa che è una figata pazzesca certificata. Camminare tra queste rocce è come sbirciare nel diario segreto dell’umanità.
Si dice che gli sciamani usassero queste incisioni per comunicare con gli dei, per chiedere pioggia o una caccia fortunata (altro che tatuaggi con scritto "Resilienza"!). In pratica, era il loro modo di mandare una mail al piano di sopra. Pelle d'oca!
La foresta pietrificata: quando gli alberi decidono di diventare eterni
Se pensi che le rocce parlanti siano strane, aspetta di vedere gli alberi che hanno deciso di diventare pietra. Circa 200 milioni di anni fa, un’alluvione apocalittica ha sradicato un’intera foresta e l’ha seppellita sotto tonnellate di fango.
Lentamente, nel corso di ere geologiche, la materia organica è stata sostituita dai minerali. Il risultato? Tronchi d’albero che sembrano legno, pesano come il granito e hanno l'età del mondo.
Sono lì, sdraiati nel deserto, perfettamente conservati. Hanno visto i dinosauri, hanno visto l’alba dell’uomo e sono ancora qui, a giudicarti mentre ti lamenti perché non c’è campo. È uno di quei posti che ti fa sentire piccol* piccol*, un granello di polvere in confronto all'eternità. Figo, no?
Brandberg: la montagna infuocata
In lontananza, vedrai un colosso che domina l’orizzonte: il massiccio del Brandberg.
Con i suoi 2.573 metri, è la cima più alta della Namibia. Il suo nome significa “Montagna di Fuoco”, e capirai perché al tramonto, quando il sole la colpisce e le rocce si incendiano di un rosso così intenso da sembrare un’illusione ottica.
Ma il Brandberg non è solo bello da guardare. Nascosta tra le sue gole c’è la “White Lady”, una delle pitture rupestri più famose e misteriose del pianeta. Per vederla devi farti accompagnare da una guida, perché perdersi qui è un attimo e l’ultimo che c’ha provato da solo sta ancora cercando di barattare il suo smartphone con un sorso d’acqua.
Elefanti zen e rinoceronti corazzatissimi
Parliamo della fauna, perché qui anche gli animali sono dei tipi tosti. Gli elefanti del deserto non sono i classici pachidermi che vedi nei documentari. Questi sono dei maratoneti, dei sopravvissuti, dei maestri zen che camminano per chilometri sotto il sole cocente alla ricerca di una pozzanghera.
Hanno zampe più larghe per non sprofondare nella sabbia e un atteggiamento da duri che fa quasi tenerezza. Incontrarli è un privilegio, un momento di pura magia.
Poi ci sono loro, i rinoceronti neri. Praticamente dei tank preistorici, corazzati e scontrosi, che vagano in una delle ultime aree selvagge dove possono ancora sentirsi a casa. Vedere uno di questi giganti in libertà è un’emozione che ti entra dentro e non se ne va più.
Aggiungi giraffe, zebre, iene e struzzi che corrono come se avessero rubato qualcosa, e avrai il safari più imprevedibile della tua vita.
Geologia da sballo: dal dito di roccia alle canne d'organo
Se sei fan delle stranezze geologiche, il Damaraland è il tuo parco giochi, altro che Gardaland!
C’è il Vingerklip (il “Dito di Roccia”), un pilastro di roccia alto 35 metri che sembra un dito medio geologico puntato verso il cielo.
E poi ci sono le Organ Pipes, colonne di dolerite (una roccia vulcanica scura) che sembrano le canne di un organo gigante, formatesi 120 milioni di anni fa.
Per non parlare dello Spitzkoppe, così appuntito e perfetto da essere soprannominato il “Cervino d’Africa”. È il residuo di un antico vulcano e una calamita per gli scalatori e i fotografi.
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Scopri il Damaraland: il parco giochi de La Cosa dei Fantastici 4!
L'hai visto, no? Il Damaraland non è un viaggio, è una purificazione. Ti sporca i vestiti ma ti pulisce l’anima. Ti sbatte in faccia la tua piccolezza e, allo stesso tempo, ti fa sentire parte di qualcosa di immenso. È un’esperienza che ti cambia, che ti lascia addosso l'odore della polvere e il sapore della libertà.
Beh, hai sentito il richiamo? Quella vocina che ti dice “al diavolo tutto, parto!”? Bene, è il momento di ascoltarla. Smettila di sbavare sulle foto e vieni a vedere questo spettacolo con i tuoi occhi.
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Facciamo un patto: noi pensiamo alla logistica, al fuoristrada e alle tende. Tu devi solo portare la tua voglia di avventura... Sarà una figata pazzesca!












