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Sai perché il lago Titicaca è considerato sacro? Roba da X-Files!

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A 3.812 metri d’altezza, tra puma pietrificati e calendari venusiani, questo lago racconta una storia che sembra scritta da un autore fantasy con la febbre alta

Ok, mettiti comod*. O meglio, in piedi e fa un po’ di stretching, perché stiamo per portarti in un posto dove l’aria è così sottile che i tuoi polmoni minacciano di andare in sciopero sindacale e il cielo è di un blu così sfacciato da far sembrare grigi i Puffi!

Benvenut* sul Lago Titicaca, il tetto liquido del mondo.

E non chiamarlo solo “lago”, bischer*! Sarebbe come definire i Black Sabbath “un complessino rock”.

A 3.812 metri sul livello del mare, al confine tra Perù e Bolivia, questo specchio d’acqua di 8.300 chilometri quadrati non è un lago. È un’allucinazione collettiva. È un oceano che qualcuno, per scherzo, ha teletrasportato in cima alle Ande.

Ma perché si dice che sia sacro? Ah, bella domanda...

Sei qui per questo, no? Non sono superstizioni da paesello, inventate al volo per quei creduloni dei turisti, stai a sentire...

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Il Grembo del Mondo (e i primi tentativi andati a male)

Mettiamola così: secondo gli Inca, questo non è un lago. È l'utero dell'universo. È la culla dove il dio Viracocha, probabilmente dopo un caffè troppo forte, ha deciso di fare il suo beta testing dell'umanità.

Prima ha provato con dei giganti di pietra, ma si sono ribellati, mannaggia a loro.

A quanto pare a loro non andava giù questa storia che avrebbero dovuto lavorare per vivere decentemente (chiamali scemi)...

Allora quel simpaticone di Viracocha ha fatto un bel respiro, ha detto "vabbè, riproviamo con creaturine più docili e meno rompiballe" e ha creato gli esseri umani.

Proprio qui, dalle acque del Titicaca.

Capisci? Non sei su un lago qualsiasi. Sei sulla scena del crimine della nostra esistenza.

Il nome stesso è un programma. In lingua aymarà, Titicaca significa "puma di pietra" o "puma sacro" (Titi = puma, Caca = roccia/pietra).

Ma la leggenda è ancora più bella. Una versione narra che il dio Sole (Inti) pianse per 40 giorni dopo che gli uomini, istigati da un diavolo stronzetto, avevano disubbidito all'ordine divino di non scalare la montagna, mai per nessuna ragione!

Le sue lacrime allagarono la valle, e gli unici sopravvissuti videro galleggiare i puma che li avevano sterminati, ormai trasformati in pietra. Quindi sì, stai navigando su un oceano di lacrime divine pieno di felini pietrificati. Mica cotiche!

E a proposito del nome, c’è una piccola chicca diplomatica. Visto che il lago è diviso tra Perù e Bolivia, la leggenda metropolitana vuole che ognuno voglia tenersi la parte “Titi” e lasciare all'altro la parte “Caca”.

Perché, ammettiamolo, nessuno vuole essere la parte Caca del lago sacro...

L'X-Files delle Ande (che la sigla coi flauti andini suona pure bene...)

Se la mitologia non ti basta, aggrappati forte alla sedia, perché qui la realtà supera di slancio qualsiasi film di fantascienza. Il Titicaca non è un lago, è un gigantesco punto di domanda liquido che ti fissa.

Per iniziare, beccati questa: il lago è salato. E dentro ci nuotano pesci di mare. Te lo ripeto, così ti entra bene in testa: 3.812 METRI DI ALTITUDINE. In cima alla Cordigliera delle Ande.

C’è 'na striscia di sedimenti marini calcificati lunga 700 chilometri che parte da qui e si arrampica per le montagne. È come se trovassi una barriera corallina in cima al Monte Bianco. Le opzioni sono due: o Madre Natura una sera ha decisamente alzato il gomito, oppure qui è successo un casino cosmico di proporzioni bibliche.

E poi c’è la roba sommersa. E non ti parlo di un paio di vasi rotti. Ti parlo di una città intera: al confronto Atlantide era solo una povera frazione!

Templi, strade, scalinate che spariscono nel blu profondo. L'esploratore argentino Hugo Boero Rojo nel 1980 tirò fuori filmati da farti cadere la mascella: muri, strade lastricate, persino un idolo d'oro.

Che significa? O che il livello dell'acqua una volta era molto, molto più basso, o che una civiltà super avanzata è stata brutalmente inghiottita.

Forse proprio quella città piena di gente arrogante di cui parla un'altra leggenda, punita dagli dei con un'inondazione apocalittica perché i suoi abitanti erano diventati insopportabili.

Gli unici a salvarsi? I sacerdoti, che si erano rifugiati su un colle, oggi conosciuto come... l’Isola del Sole. Tutto torna, no?

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La Porta delle Stelle (o del mal di testa)

Se tutto 'sto mistero non ti basta, parliamo di Tiahuanaco.

Un tempo era un porto sul lago, oggi è un sito archeologico a chilometri di distanza. Lì, in mezzo al nulla, trovi la Porta del Sole. Che non è una porta. È un monolite di 10 tonnellate tagliato da un unico blocco di andesite, una roccia che si fa una grassa risata in faccia ai nostri moderni trapani al diamante.

Sopra c’è inciso il dio Viracocha che spara fulmini e saette, nostra vecchia conoscenza, con attorno, esseri alati e figure stranissime da paura. Ma il bello deve ancora venire.

Su quella porta sono raffigurati animali estinti 12.000 anni fa, come il toxodonte e una specie di elefante preistorico.

Ti stai chiedendo come cacchio sia possibile? Eh, a saperlo, fa uno squillo a Giacobbo!

Ma non è finita. La Porta non è solo un'opera d'arte scolpita da presunti alieni. Secondo alcuni, è un calendario. Ma non il nostro. Segna un anno basato sul ciclo di Venere.

Ora, spiegami tu: perché mai una civiltà antica avrebbe dovuto sbattersi per basare il suo calendario su Venere, con una precisione che ci sogniamo, scolpendo animali estinti su una roccia impossibile da lavorare, in un porto a 4.000 metri che oggi è in mezzo al deserto d'alta quota?

Ecco perché il Titicaca è sacro. È un posto che ti urla in faccia domande per cui non hai, e forse non avrai mai, una risposta.

È sacro perché è incomprensibile, perché ti sbatte in faccia i limiti della tua logica. È la prova che la nostra storia potrebbe essere un po’ più strana, antica e incasinata di quello che pensiamo.

È sacro perché ti fa sentire piccol*, ignorante e terribilmente, meravigliosamente vivo. È il sussurro di un passato che non riusciamo a decifrare e la promessa che là fuori, o forse proprio sotto i tuoi piedi, c’è molto più di quello che possiamo immaginare.

E allora, che fai ancora lì? Non ti è venuta una voglia matta di andare a vedere con i tuoi occhi questo casino meraviglioso? Di respirare a fatica e sentirti un dio?

Prepara lo zaino per questo tour on-the-road di gruppo: si parte per il paese più colorato del mondo, si parte per il Perù. Con Sto Gran Tour, ovviamente. 14 giorni per farti esplodere il cervello!

Ti aspettiamo! Senti già la sigletta di X-Files?

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