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La storia della basilica di Santa Sofia a Istanbul come non l'avevi mai sentita

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Un edificio che ha attraversato secoli di storia, cambiando identità e adattandosi alle vicissitudini politiche e religiose di Istanbul.

Ehi tu, sì proprio tu che stai leggendo questo articolo! Hai mai sentito parlare della basilica di Santa Sofia a Istanbul? No?

Beh, allora siediti comodo perché sta per partire uno spiegone epico su questa roba pazzesca, uno degli edifici più spettacolari al mondo, con una storia da far invidia a qualsiasi altro posto al mondo.

Pront*? Via!

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C'era una volta un imperatore manie di grandezza

Tutto inizia nel lontano 537 d.C., quando l'imperatore Giustiniano I, che evidentemente aveva troppi soldi e troppo tempo libero, decide di costruire la cattedrale più grande e figa del mondo cristiano. E non stiamo parlando di una chiesetta di paese, eh! Questa doveva essere IL posto dove far cadere la mascella a chiunque ci entrasse.

Giustiniano chiama a raccolta i suoi architetti, Isidoro di Mileto e Antemio di Tralle, e gli dice: "Ragazzi, voglio una cupola che faccia sembrare quelle degli altri dei gusci di noce". E loro, che non erano mica nati ieri, si mettono all'opera e tirano fuori una cupola di 31 metri di diametro che sta su per miracolo (o forse per la genialità del duo micidiale).

Ma non si fermano qui, oh no!

Questi tipi erano così esagerati che hanno deciso di prendere materiali da tutto il Mediterraneo. "Oh, guarda che bel marmo! Lo prendo! E quelle colonne? Perfette, le porto a casa!".

Il risultato? Un interno che sembra un catalogo di design dell'antichità, con marmi policromi che farebbero invidia a un pavone.

Il periodo "Sono la cattedrale più figa del reame"

Per quasi mille anni, Santa Sofia se la tira da matti. È il cuore pulsante dell'Impero Bizantino, il posto dove succedono tutte le cose importanti.

Cerimonie imperiali? Check. Liturgie pompose? Check. Patriarchi che si pavoneggiano? Double check.

L'interno è un tripudio di marmi colorati, mosaici luccicanti e decorazioni che farebbero impallidire anche il più estroso degli interior designer moderni. Insomma, roba da far venire il torcicollo a forza di guardare in su con la bocca aperta.

E parlando di mosaici, oh, questi non erano i soliti quadratini messi insieme. No no, qui stiamo parlando di vere e proprie opere d'arte che raccontavano storie bibliche e teologiche così complicate che ci vorrebbe una laurea in teologia bizantina per decifrarle tutte.

Plot twist: arrivano gli Ottomani

Ma la pacchia non dura per sempre.

Nel 1453, Mehmet II e i suoi Ottomani decidono che Costantinopoli (l'attuale Istanbul per chi si fosse perso qualche puntata) farebbe un'ottima aggiunta al loro impero. E indovina un po'? Ce la fanno!

Mehmet II entra in Santa Sofia e pensa: "Bella 'sta chiesa, peccato sia una chiesa. Sai che c'è? Mo je faccio 'na moschea!".

Detto fatto. Aggiunge minareti come se piovesse, copre i mosaici cristiani con calligrafie islamiche et voilà! Santa Sofia diventa una moschea per i prossimi 500 anni.

Il bello è che Mehmet non era privo di buon gusto.

Invece di demolire tutto e ricostruire, decide di fare un mix & match culturale. Aggiunge un mihrab (una nicchia che indica la direzione della Mecca, per chi non fosse ferrato in architettura islamica) e un minbar (non quello con le bottigliette di Montenegro fresche, una specie di pulpito per i sermoni), creando un ibrido architettonico che farebbe impazzire qualsiasi storico dell'arte.

Il periodo "Identità in crisi"

Arriviamo al 1935.

La Turchia è diventata una repubblica e il suo leader, Mustafa Kemal Atatürk, decide che è ora di dare una svolta laica al paese. Guarda Santa Sofia e pensa: "Mmm, né chiesa né moschea. E se la trasformassi in un museo?". E così fa.

Per i successivi 85 anni, Santa Sofia vive la sua fase da museo. I restauratori si scatenano, tirano fuori i mosaici cristiani che erano stati coperti (sorpresa!), e l'edificio diventa una specie di libro di storia tridimensionale dove puoi vedere strati su strati di culture diverse.

In questo periodo, Santa Sofia diventa la star del turismo di Istanbul. Milioni di visitatori si affollano per vedere questo edificio che non sa decidere se è una chiesa, una moschea o un museo.

Il gran finale (per ora): il ritorno della moschea

Ma la storia non finisce qui!

Nel 2020, il governo turco decide che Santa Sofia ha avuto abbastanza della sua fase da museo e la riconverte in moschea. Il mondo intero fa "Oooh!" (alcuni con stupore, altri con disapprovazione), e Santa Sofia si ritrova di nuovo a cambiare identità.

Questa mossa ha scatenato un dibattito internazionale più acceso di una puntata di Uomini e Donne.

L'UNESCO, che aveva inserito Santa Sofia nella lista dei Patrimoni dell'Umanità (praticamente il club esclusivo dei monumenti più fighi del mondo), ha iniziato a fare la faccia preoccupata. È come se stessero dicendo: "Ehi, ragazzi, fate con calma con questi cambiamenti, che qui abbiamo un pezzo di storia da preservare!".

Santa Sofia oggi

Le avventure di Santa Sofia non finiscono qui.

Oggi, questo vecchio edificio si trova di fronte a una nuova sfida: rimanere in piedi per altri 1500 anni (ambizioso, eh?).

Il governo turco ha lanciato un progetto di restauro che durerà 50 anni. Cinquant'anni, hai capito bene!

E non pensare che sia un restauro qualunque. No no, qui si parla di renderla a prova di terremoto (perché, sai, essere millenaria non ti rende immune ai capricci della terra).

Ce la faranno?

Noi speriamo di sì: daje Santa Sofia che sei uno spettacolo!

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In conclusione

Insomma, Santa Sofia è come quell'amico che cambia lavoro ogni due per tre. Prima cattedrale, poi moschea, poi museo, poi di nuovo moschea.

Oggi, mentre i restauratori si arrovellano su come tenere in piedi questa vecchia gloria per altri 1500 anni, 'sta bellezza continua a far parlare di sé. È diventata il simbolo del dialogo tra culture e religioni, il palcoscenico di un grande spettacolo dove cristianesimo, islam e turismo si contendono il ruolo da protagonista.

L'UNESCO la guarda con l'ansia di una mamma il cui figlio adolescente ha appena preso la patente, preoccupata che tutte queste trasformazioni possano rovinarne il valore universale. Ma Santa Sofia, come una vera diva, se ne sta lì, imperturbabile, a ricordarci che la storia è un po' come un frullato: un mix di culture, religioni e decisioni politiche discutibili, il tutto shakerato per 1500 anni.

Quindi, la prossima volta che passi per Istanbul, fai un salto a Santa Sofia.

Anzi, inizia a organizzarti adesso: sappi che questa figata di roba è una delle tappe clou del nostro viaggio di gruppo di 8 giorni in Cappadocia, durante il quale ne approfittiamo della visita in Turchia per andare a zonzo anche a Istanbul e gustarcela al massimo.

Leggiti il programmozzo della nostra proposta e prenotati per la prossima partenza!

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