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Il Festival Holi in India: il bordello più pazzesco che esista!

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Roghi e secchiate di colori in tutta l'India all'insegna del 'volemose bene'

Il nostro itinerario di 11 giorni in India è una delle esperienze più pazzesche che puoi vivere, una di quelle che ti cambia letteralmente la vita e che impatta come uno sberlone sul tuo modo di vedere il mondo.

Se non lo hai ancora fatto, ti consigliamo vivamente di rimediare subito e di non rinunciare ad arricchirti dentro come mai potresti fare in altro modo. E, in particolare, ti suggeriamo di scegliere come periodo della partenza quei giorni che vanno da febbraio a marzo, entro i quali viene festeggiato il Festival Holi.

Non ne hai mai sentito parlare?

Male, male. Ma rimediamo subito.

Beccati Sto Gran Articolo e goditi un piccolo assaggio di quella figata del Festival Holi.

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Una roba come l'Holi non l'hai mai vista in vita tua!

Il Festival Holi è una delle festività più fighe della religione induista e viene celebrato in una data che varia tra febbraio e marzo in base al calendario lunare induista.

I principali eventi sono due: l'Holika Dahan e la Festa dei colori.

Il primo è un mega falò che viene acceso alla vigilia dell'Holi che rappresenta il trionfo del bene sul male (più avanti ti spiegheremo meglio il significato religioso dell'Holika) attorno al quale si raduna un botto di gente per danzare, cantare e fare un gran casino: una figata assurda!

Il giorno dopo, poi, arriva il momento della Festa dei colori, un altro casino ancora più grande: grandi e piccini, amici e sconosciuti si radunano nelle strade e le trasformano in un campo di battaglia dove l'unico obiettivo è spargere felicità a suon di colori.

Uno spettacolo davvero unico!

Migliaia di persone in tutta l'India che si tirano addosso valanghe di polvere colorata e di acqua colorata a destra e a manca, in un'espressione di pura allegria e libertà. E il bello è che questo evento non consiste in un semplice gioco, ma racchiude un universo simbolico super affascinante. È la celebrazione dell'arrivo della primavera e della positività nelle relazioni interpersonali e ogni colore ha un significato ben preciso: il verde rappresenta l'armonia, il blu la vitalità, il rosso l'amore e la fertilità, e il giallo la fede e la conoscenza.

La magia di questo giorno non sta solo nei colori, ma nel modo in cui vengono abbattute le barriere. In queste ore di celebrazione, le distinzioni di casta, credo religioso, età e genere sembrano svanire: tutti sono uguali sotto il velo multicolore di Holi.

I mille volti dell'Holi

Se ti è venuta voglia di partecipare a questa figata dell'Holi, sappi che non si celebra allo stesso identico modo in tutta l'India.

Nel nord c'è il massimo del casino, l'esplosione di gioia, colori e musica che ti abbiamo descritto nel paragrafo precedente. Qui la tradizione vuole, appunto, che la gente si tiri addosso colori vivaci e partecipi a giochi d'acqua. La regione di Braj, che include luoghi come Mathura e Vrindavan, è particolarmente famosa per le sue celebrazioni legate alla divinità Krishna: è il posto dove amore e religione si fondono in un tripudio di colori e danze folli.

Scendendo verso il sud dell'India, le cose si fanno un po' più serie e spirituali. Qui l'Holi è più incentrato sulle cerimonie e i rituali nei templi e le celebrazioni sono meno rumorose, ma non per questo meno significative. È una sorta di Holi in modalità zen, dove la riflessione e la devozione prendono il sopravvento sulla frenesia colorata.

Ora, se voliamo verso l'ovest troviamo un Holi reale. Letteralmente!

A Udaipur, la famiglia reale partecipa alle celebrazioni, dando al festival un tocco di maestosità.

Invece, a est, nel West Bengal, l'Holi si tinge di un colore intellettuale. Qui è noto come Basanta Utsav e viene celebrato con canti, danze e rappresentazioni poetiche. Immaginati una sorta di festival letterario, ma senza il pippone dell'artista di turno che ti vuole recitare la sua nuova composizione di 'soli 7.678 versi' sulle sue riflessioni filosofiche sul concetto di proprietà.

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Il giovane a cui appiopparono la santità

E ora, come ti avevamo promesso, ecco la mitologia dietro il falò dell'Holika Dahan. Si tratta di una figata di racconto che sta alla base della celebrazione della vittoria del bene sul male.

Taaaanto, ma tanto tempo fa c'era un tipo di nome Hiranyakashipu, uno che tanto per non dare nell'occhio si era preso il titolo di re dei demoni (gli Asura). 'Sto infamone aveva ottenuto dei poteri speciali che gli permettevano di essere praticamente invincibile: non poteva essere ucciso né da un uomo né da un animale, né di giorno né di notte, né all'interno di un edificio né fuori, né da un'arma corpo a corpo né da una a distanza, né sulla terraferma né in acqua.

Insomma, era un tipo cazzutissimo, quasi più forte di Chuck Norris, ma mille volte più stronzo, al punto che si mise in testa di essere un dio e che tutti dovessero venerarlo.

Suo figlio, Prahlada, però, non era d'accordo e, nonostante la volontà del padre, decise di continuare a venerare Vishnu, il Megadirettoregalattico della religione induista.

E allora Hiranyakashipu si incazza male e cerca in tutti i modi di convincere il figlio a cambiare idea utilizzando metodi 'gentilissimi' come la tortura e le punizioni corporali. Ma non ottiene una cippa.

A un certo punto si mette di mezzo perfino la zia del giovane, un'altra personcina rispettabile, che lo inganna convincendolo a sedersi in mezzo a un falò con lei, convinta di sopravvivere grazie a un mantello magico che la rendeva invulnerabile alle fiamme.

La stronza ci rimane di sasso quando il mantello si slaccia dalle sue spalle e va ad avvolgersi intorno al nipote, in stile Padre Maronno, lasciandola in balia del fuoco e permettendo a Prahlada di uscirne illeso.

A questo punto, però, resta ancora il problema dell'invincibilità di Hiranyakashipu. Ma a rimettere le cose a posto ci pensa Vishnu che dice "A pezzo de' fango! Mò te sistemo io": si trasforma in una delle sue incarnazioni, mezzo uomo e mezzo leone (quindi né umano, né animale). Si piglia per il colletto Hiranyakashipu esattamente al tramonto (né di notte, né di giorno). Lo trascina sulla soglia di una porta (né all'interno di un edificio, né all'esterno). Se lo mette in grembo (né sulla terra, né in acqua). E con i suoi artiglioni (che non sono un'arma corpo a corpo, né una a distanza) gli squarcia l'addome e lo uccide definitivamente.

Ecco, l'Holika Dahan starebbe proprio a ricordare quando Prahlada uscì illeso dal falò grazie all'intervento di Vishnu che sancì la vittoria del bene sul male.

Minchia una bomba questo mito!

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