

In Perù ci sono oltre 800 figure giganti visibili solo dall’alto: un colibrì, una scimmia, una specie di astronauta, una balena nel deserto, tracciati duemila anni fa da una civiltà geniale
Immagina di sorvolare un deserto che sembra la superficie di Marte. È tutto ocra, arido, infinito.
Poi, all'improvviso, guardi giù e vedi un ragno di 45 metri. Un colibrì. Una scimmia con una coda a spirale.
No, non hai esagerato col Pisco (l'acquavite peruviana) la sera prima. Sei di fronte a uno dei misteri più fitti e affascinanti della storia: le Linee di Nazca.
Cosa sono? In pratica, sono geoglifi.
Che detto così suona super tecnico e noioso, ma significa semplicemente "disegni sulla terra".
I Nazca, un popolo che spaccava di brutto tra il 200 a.C. e il 600 d.C., si sono messi lì con una pazienza assurda (manco mia nonna col punto croce) e hanno spostato le pietre scure della superficie, che sono ricoperte di ossido di ferro, per far emergere il terreno più chiaro che c'è sotto.
Il risultato è un contrasto pazzesco, un tatuaggio planetario che è rimasto intatto per duemila anni grazie al clima secco e alla quasi totale assenza di vento. Un'opera d'arte a cielo aperto, conservata meglio di Sophia Loren.
Parliamo di oltre 800 disegni e 13.000 linee che si estendono per circa 80 chilometri. Ci sono figure di animali che sembrano usciti da un cartone animato cosmico: una balena, un condor, una lucertola di 180 metri (che, in un colpo di genio moderno, è stata tagliata in due dalla costruzione della superstrada Panamericana...).
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Ma come diavolo hanno fatto? E soprattutto, perché?
La prima domanda che sorge spontanea è: "Ok, ma se li vedi solo dall'alto, come facevano a sapere cosa stavano combinando?". E qui partono le teorie più sfrenate. C'è chi giura fossero piste di atterraggio per astronavi aliene. Una specie di aeroporto intergalattico ante litteram. Affascinante, certo, ma forse la spiegazione è un po' più "terrena".
L'ipotesi più accreditata è che i Nazca fossero dei maghi della geometria.
Probabilmente hanno creato prima dei modelli in scala ridotta e poi, usando un sistema di corde e paletti, hanno riportato i disegni in formato gigante. Dalle colline circostanti si potevano controllare i lavori, quindi non serviva per forza un'astronave (Giacobbo, perdonami!).
Certo, ci voleva una precisione millimetrica e una visione d'insieme che a noi, abituati a Google Maps, fa girare la testa.
Ma la vera domanda da un milione di dollari è: A CHE SERVIVANO?
Ecco un piccolo riassunto delle ipotesi, dalla più plausibile alla più psichedelica:
- Il Calendario Astronomico Gigante: l'archeologa tedesca Maria Reiche, ha passato la vita a studiare queste linee. Era convinta che fossero un gigantesco calendario astronomico. La scimmia allineata con l'Orsa Maggiore, il ragno con la costellazione di Orione. Un modo per sapere quando seminare, quando raccogliere e, magari, quando fare festa. Una specie di Google Calendar inciso nel deserto.
- Cartelloni Pubblicitari per gli Dei: un'altra teoria, proposta dallo storico Tony Morrison, suggerisce che le linee fossero un gigantesco "bentornato a casa" per il dio Viracocha. Un segnale visibile dal cielo per dirgli: "Ehi, capo! Siamo qui! Vedi il colibrì? Gira a destra dopo la scimmia!". Ogni figura potrebbe rappresentare un clan diverso, ognuno col suo simbolo per farsi riconoscere.
- La Danza della Pioggia 2.0: questa è forse la teoria più accreditata oggi. Siamo in uno dei posti più aridi del mondo. L'acqua è tutto. Secondo archeologi come Markus Reindel e l'italiano Giuseppe Orefici, le linee erano sentieri cerimoniali. Percorsi sacri da seguire durante rituali per invocare l'acqua e la fertilità. I disegni non erano fatti per essere visti, ma per essere percorsi. Immaginati processioni di persone che camminano lungo i contorni di un condor gigante per chiedere pioggia agli dei. Molto più poetico degli alieni, no?
Un capolavoro fragile da proteggere: tipo la Gioconda, ma sulla sabbia
Pensi che duemila anni di storia siano al sicuro? Purtroppo no.
Oltre alla geniale idea di costruirci un'autostrada in mezzo, le linee sono minacciate. Nel 2014, degli attivisti di Greenpeace (sì, è abbastanza tragi-comico!) hanno pensato bene di lasciare un loro messaggio vicino al colibrì, danneggiando l'area.
Nel 2018, un camionista è uscito di strada e si è fatto un centinaio di metri sopra i disegni. Insomma, il nemico numero uno di queste meraviglie siamo proprio noi (a volte mossi perfino da buone intenzioni!).
Le linee di Nazca sono lì, silenziose, a ricordarci che l'umanità è capace di creare cose di una bellezza sconvolgente, spinta da motivi che forse non capiremo mai fino in fondo. Sono un mistero inciso nella terra, un invito a farci domande, a guardare il mondo con occhi diversi.
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Allora, ti è venuta voglia di partire?
Scommetto di sì. Perché leggere di un ragno gigante nel deserto è una cosa, ma sorvolarlo e sentire un brivido lungo la schiena è tutta un'altra storia. È il tipo di esperienza che ti resetta il cervello e ti fa dire: "Ok, questo pianeta è veramente un posto pazzesco".
Che ne dici di un Viaggio in Perù di 14 giorni con noi di Sto Gran Tour?
Lascia a casa le certezze e porta la curiosità.
Andremo a caccia di misteri, ci perderemo tra le rovine Inca, mangeremo ceviche da urlo e sì, sorvoleremo quelle dannate, magnifiche linee.
Prepara lo zaino, la tua teoria preferita (sì, anche quella degli alieni, non ti giudichiamo) e la voglia di stupirti. Il Perù ci aspetta per svelarci i suoi segreti... o per confonderci ancora di più!























































