

Dai pantaloni fluo alla guida che chiama “Fuffi” un facocero: il safari non perdona chi parte senza cervello (e senza cappello)
L'Africa. Non quella delle cartoline patinate con il leone che sbadiglia al tramonto su comando. Parlo dell'Africa vera, quella che ti entra nelle narici con l'odore di terra rossa e polvere, che ti scuote le ossa sui sedili di un 4x4 e ti stampa in faccia un sole così prepotente che ride dei tuoi occhiali da sole firmati.
Sogni la savana, l'orizzonte che trema per il caldo, il silenzio cosmico rotto solo dal respiro di un elefante che ti alita dritto in faccia. È un'esperienza che ti formatta il cervello sul serio!
Ma. C'è sempre un ma...
Per ogni viaggiatore che torna stordito da così tanta bellezza, ce n'è uno che torna con la storia di come ha fatto incacchiare una tribù Masai, ha preso un'insolazione epica o ha passato cinque giorni a fissare un cespuglio vuoto. Perché un safari non è una passeggiata al parchetto sotto casa. È un'immersione totale in un mondo con regole diverse. E se non le conosci, rischi di fare figure da grull*!
Ecco gli errori più comuni e come evitarli per non finire in un episodio di "Paperissima Safari".
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Vestirsi come a un aperitivo sui navigli (Spoiler: il ghepardo se ne frega del tuo outfit)
Colori sgargianti, shorts inguinali, quel top bianco immacolato che fa risaltare l'abbronzatura. Perfetto. Perfetto per essere avvistat* da un rinoceronte a due chilometri di distanza come un semaforo impazzito.
In savana, i colori neutri (kaki, beige, verde oliva) non sono una scelta di stile, sono una tattica di mimetizzazione. Non devi diventare Rambo, ma almeno evita di sembrare l'evidenziatore che usavi alle medie.
E quelle scarpe da ginnastica bianche e scintillanti? Dopo dieci minuti di polvere rossa sembreranno un reperto archeologico. Opta, invece, per abiti comodi, a strati (l'escursione termica tra alba e mezzogiorno è brutale), un cappello che non voli via al primo colpo di vento e scarpe chiuse.
La savana ti ringrazierà. E anche i tuoi compagni di viaggio, che non dovranno passare il tempo a cercarti perché un'aquila ti ha scambiato per un fiorellino esotico.
Trattare la fauna selvatica come i gatti del quartiere
"Micio micio, vieni qui!" Urlare a un leone, cercare di attirare una giraffa con un pezzo di cracker o, peggio del peggio, scendere dal veicolo per "quella foto perfetta da far vedere a tutti" non è solo stupido, è potenzialmente letale.
Questi non sono animali addomesticati, sono creature selvagge che ti vedono come un bipede strano, rumoroso e probabilmente fastidioso. Urlare, gesticolare, fare casino li spaventa o li irrita.
E un bufalo irritato ha la stessa delicatezza di un treno merci. Stai in silenzio. Osserva. Ascolta la tua guida (quella persona che sa distinguere un'impronta di iena da quella di un facocero, o quella di un elefante da quella di tuo zio).
Goditi il privilegio di essere un ospite silenzioso nel loro regno. Il leone non vuole il tuo selfie o i tuoi croccantini da discount. Vuole digerire in pace la sua gazzella. Rispetta la sua privacy. Burp!
La sindrome da National Geographic: pretendere lo spettacolo H24
Hai visto i documentari. Leoni che cacciano, ghepardi in slow-motion, coccodrilli che sbranano gnu. Ti aspetti che il tuo safari sia così, un greatest hits continuo. Sbagliato.
La natura ha i suoi tempi, non è un juke-box! Ci saranno ore di paesaggi mozzafiato ma apparentemente "vuoti". Ci saranno momenti di attesa, di silenzio. E poi, all'improvviso, l'epifania.
Un leopardo su un albero. Una famiglia di elefanti che attraversa la pista. Quell'attimo vale tutta l'attesa. Un safari non è un film d'azione, è una lezione di pazienza. Rilassati, respira e goditi il viaggio. L'avvistamento è la ciliegina, ma la torta è l'intera, maledetta, fighissima savana.
Scegliere l'operatore sbagliato: il safari del "vorrei ma non posso"
Cercare di risparmiare a tutti i costi su un safari è come cercare di costruire una Ferrari con i pezzi della Lego. Potrebbe sembrare una buona idea all'inizio, ma il risultato sarà disastroso.
Operatori improvvisati, jeep che si scassano nel mezzo del nulla, guide che non sanno distinguere un baobab da un carciofo, lodge da incubo. Un safari è un investimento. Affidarsi a professionisti non è un lusso, è la garanzia che la tua avventura sarà epica e non fantozziana!
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Attenzione: non prendere un granchio (anche perché a un safari è difficile...)!
Dopo averti terrorizzato con questa lista di possibili disastri, arriva la soluzione. Si chiama Sto Gran Tour.
Dimentica i pacchetti turistici asettici e i gruppi di pensionati con il calzino bianco sotto il sandalo. Con noi ti godi un super safari, come Africa comanda!
Parteciperai a una vera spedizione di gruppo in Africa, te capì?
Cosa significa? Significa che il volante di quel 4x4, a turno, sarà nelle tue mani. Guidi e dormi on the road, attraversando parchi immensi e paesaggi che ti strappano il fiato.
Non sei un* turista passiv*, sei parte dell'equipaggio. Monti la tenda sotto un cielo con così tante stelle da farti venire le vertigini. Cucini attorno a un fuoco mentre in lontananza senti il verso di una iena.
Sei tu, il tuo gruppo di nuovi amici e l'Africa più selvaggia e autentica. Con noi vivrai momenti di pura gioia, super intensi, emozioni che non si possono fotografare ma che ti restano cucite addosso per sempre. Almeno, fino al prossimo safari...




























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