

Si estende per oltre 900.000 km² tra Botswana, Namibia e Sudafrica, adagiandosi su un altopiano infuocato a 900 metri di altezza
Stiamo per atterrare nel bel mezzo del Kalahari, quel bestione di sabbia che si spalma allegramente per l'Africa meridionale.
Un colosso che fa il bello e il cattivo tempo principalmente in Botswana, ma non contento si allunga pure a dare un'annusatina alla Namibia orientale e una grattatina al Sudafrica nord-occidentale.
Parliamo di circa 930.000 chilometri quadrati di… beh, di un gran casino di sabbia, polvere e avventure che ti fanno sentire più vivo di un gatto scampato a un frontale con un camion che trasporta dobermann, aspirapolveri e cetrioli.
Giusto per darti un'idea, è il sesto deserto più grande del pianeta. Prova a perderci una lente a contatto... Hai più probabilità di diventare papa che di ritrovarla!
E mica sta a livello del mare, eh no! Si piazza bello comodo a circa 900 metri di altezza, su un immenso altopiano africano, incastonato tra i bacini di due fiumi che suonano come nomi di cocktail tropicali: lo Zambesi e l'Orange.
Ma scopriamo qualcosa di più su questo mitico deserto che fa sembrare l'inferno una spa!
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Sabbia rossa, clima impazzito e saline che brillano: benvenut* nel manicomio del Kalahari!
Ok, mettiamo subito i puntini sulle "i". Quando pensi "deserto", magari ti vengono in mente quelle dune sinuose da pubblicità, tipo quelle del Namib.
Ecco, il Kalahari è diverso. Le sue dune sono più come quelle vecchie zie un po' scorbutiche ma piene di carattere: antiche, immobili, e con un colore rosso mattone che ti fa strabuzzare gli occhi.
Questa sabbia, carica di ossido di ferro, al tramonto diventa una roba da miraggio, uno spettacolo che ti fa dimenticare persino di avere la lingua più ruvida del tuo gatto per la sete.
Ma il Kalahari non è solo un monolite di "sabbia e sete", sarebbe troppo prevedibile!
È un vero e proprio bordello climatico, un lunatico di prima categoria. In alcune zone, quelle un po' più fortunate, cadono anche più di 250 mm di pioggia all'anno – che per un deserto è come vincere al Super Enalotto con una giocata da un euro. Poi c'è l'area dei veri duri a morire, a sud-ovest, dove se cadono 175 mm è già festa nazionale con sfilate di carri allegorici e banda musicale al seguito.
E le temperature?
D'estate si balla tra i 20 e i 40°C. Hai presente quando apri il forno per controllare la lasagna e ti arriva quella zaffata di calore che ti stira i peli del naso e ti fa lacrimare gli occhi? Ecco, uguale, ma per tutto il santo giorno e su ogni centimetro quadrato della tua pelle.
Poi arriva l'inverno, e tu pensi "Ah, finalmente un po' di tregua!". ILLUS*! Il clima diventa secco e freddo, ma freddo che ti si gelano le ciglia, con minime che possono tranquillamente scendere sotto lo zero e gelate notturne che ti fanno sognare un piumone in kevlar.
E l'acqua?
Scordatela, a meno che tu non sia un cammello con un GPS integrato. Le uniche riserve permanenti degne di questo nome sono le saline, tra cui le gigantesche Makgadikgadi Pans in Botswana – un nome che è uno scioglilingua ma un posto da urlo – e quelle di Etosha in Namibia.
Per il resto, è Kgalagadi, che in lingua Tswana, quella parlata dai local che la sanno lunga, significa simpaticamente "la grande sete" o "un posto senza acqua". Beh, non gli si può accusare di pubblicità ingannevole...
Al Kalahari "Kala l'haria"? No problem! Incontrerai animali pazzeschi!
Non farti ingannare dall'aria desolata, eh!
Il Kalahari è tutto tranne che un mortorio polveroso. Questo posto è un condominio super affollato di creature che hanno imparato a farsi un culo così per sopravvivere, e lo fanno con uno stile invidiabile.
Abbiamo le iene che sghignazzano nell'ombra come se avessero appena sentito una barzelletta sporca, i leoni del Kalahari con le loro criniere scure, i suricati che fanno la vedetta e una valanga di antilopi, tra cui spicca l'orice, con le corna dritte che sembrano spade laser.
E poi, ovviamente, un campionario di rettili che strisciano e uccelli che svolazzano, tutti campioni olimpici di adattamento. E non dimentichiamo lo springbok, l'antilope saltellante che sembra aver bevuto troppi caffè!
Questi animali hanno sviluppato strategie di sopravvivenza paurose: cacciano nelle fresche ore notturne, conservano l'acqua come se fosse l'ultimo goccio di birra a una festa, e in generale se la spassano in questo ambiente che definire "ostile" è davvero poco.
Insomma, qui c'è una biodiversità che ti manda al manicomio, la prova vivente che la vita, quando ci si mette, è una gran testarda e spunta pure tra le fiamme dell'inferno.
Flora tosta con radici da guinness
E le piante?
Il Kalahari è un tripudio di vegetazione che sembra gridare "aridità? E sticazzi!".
Ci sono più di 400 specie di piante, mica due fili d'erba spelacchiati!
Dominano le graminacee, che ondeggiano al vento come se stessero facendo un lento un po' malinconico, e le onnipresenti acacie".
L'Acacia Erioloba, per esempio, ha radici che vanno così in profondità da far arrossire una trivella petrolifera, tutto per un misero goccetto d'acqua.
Poi ci sono i cespugli spinosi, perché ovviamente doveva esserci qualcosa che ti punge e ti ricorda che non sei a Disneyland, e le piante succulente, come certe specie di Aloe e il mitico cactus Hoodia.
Quest'ultimo è una bomba: i San, gli indigeni del posto, lo usano per placare la fame durante le loro epiche battute di caccia. Altro che barrette energetiche comprate al discount!
E come dimenticare il melone Tsamma, un tipo di anguria selvatica che è praticamente l'open bar di acqua per uomini e bestie durante le stagioni di magra.
Insomma, piante estreme, che hanno imparato a immagazzinare acqua come cammelli professionisti e a ridurre la perdita di liquidi con foglie minuscole o trasformate in spine.
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Non star lì a pettinare i cammelli: raggiungici in Botswana!
Scommetto che adesso hai una voglia matta di dire "ciaone" per qualche tempo alla routine quotidiana e catapultarti in questo inferno paradisiaco di sabbia rovente, animali selvaggi e cieli stellati da miraggio, vero?
Perché lamentarsi del caldo afoso della città o del freddo polare dell'inverno, quando puoi sperimentare ENTRAMBI NELLO STESSO POSTO, magari a distanza di poche ore? È multitasking climatico!
Basta sognare ad occhi aperti davanti a Google Earth, è arrivato il momento di infilare due cose nello zaino e partire! E sai chi ti può accompagnare?
Ma noi di Sto Gran Tour, ovviamente! Abbiamo cucito su misura un Viaggio Avventura in Botswana di 15 giorni che ti farà godere come poche volte in vita tua!