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Scopri i Tuareg, i veri boss del Sahara

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I nomadi leggendari che attraversano il deserto più ostile del pianeta con stile (scusa il gioco di parole…)

Attraversare il Sahara non è roba per tutti. Sabbia ovunque – e quando dico ovunque, intendo ovunque – temperature che fanno sembrare un forno a legna un posto fresco e un sole che ti fissa dall’alto e ti pesta male.

Eppure, i Tuareg lo fanno con un’eleganza che fa sembrare tutto ridicolmente semplice. Mentre chiunque altro si perderebbe nel giro di cinque minuti urlando contro il vento, loro vivono lì, con la tranquillità di chi sta facendo una passeggiata al parco.

Ma chi sono davvero?

Te li faccio conoscere meglio in questo articolo.

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Ma chi diavolo sono ‘sti Tuareg?

Partiamo dalle basi: i Tuareg sono un gruppo berbero che vive nel Sahara. Mica in un villaggio turistico con l’aria condizionata e l'animazione, no! Proprio nel DESERTO, quello vero, con la sabbia che ti entra fin dentro le mutande e il sole che ti rosola il cervello.

E il nome?

“Tuareg” suona un po’ strano, vero? Viene dall’arabo “Twāreg”, che significa “abitanti della Targa”. Targa, in berbero, vuol dire “canale”, e si riferisce al Fezzan, una zona della Libia.

Ma i Tuareg se ne fregano altamente di ‘sto nome arabo. Loro si chiamano Kel Tamahaq, cioè “quelli che parlano la tamahaq”, che è la loro lingua, un dialetto berbero.

Blu come i puffi, ma molto più cazzuti!

Se ti capita di vedere un Tuareg, lo riconosci subito. Li chiamano “il popolo blu” perché vestono sempre di blu, ma non un blu da puffo, un blu indaco che spacca! Si avvolgono in questi tessuti che, col sudore e il sole del deserto, rilasciano un colorante naturale che gli tinge la pelle di blu.

Ti interessa sapere quali sono le loro origini?

Si dice che siano i discendenti dei berberi originali del Nord Africa, quelli tosti, che non si facevano mettere i piedi in testa da nessuno. Alcuni di loro si sono convertiti all’Islam tardi, altri invece hanno contribuito a spargere la parola di Allah in giro per l’Africa e pure in Spagna.

Da buon popolo fiero e indipendente, però, anche in materia di religione non hanno accettato al 100% la fede importata dalle conquiste arabe. Molti Tuareg, infatti, hanno sempre mantenuto le loro tradizioni ancestrali, un mix di animismo, credenze antiche e un pizzico di misticismo islamico: un casino assurdo alla Franco Battiato, super affascinante e, a dir la verità, forse unico al mondo.

La società Tuareg spiegata facile (si fa per dire)

La società Tuareg è un po’ come un condominio incasinato: ci sono i nobili al piano attico che se la tirano, i vassalli al piano di mezzo e gli schiavi (o ex-schiavi) al piano terra.

I nobili, chiamati Imajaghan o Ihaggaren, sono quelli che comandano, i guerrieri con i dromedari e le armi. Poi ci sono gli Imghad, i vassalli, quelli che devono pagare il pizzo ai nobili per non avere rogne. E infine gli Iklan, gli schiavi, che oggi sono un po’ più liberi, anche se sempre un gradino sotto gli altri.

E poi ci sono altre categorie, come gli Ineslemen, i religiosi, quelli che si occupano di Corano e robe sacre. E gli inăḍăn, i fabbri, che sono un gruppo a parte, un po’ come gli elfi nelle saghe fantasy.

Insomma, un vero bordello! Ma in fondo, ogni società ha le sue magagne, no?

Donne Tuareg: amazzoni super toste!

In altre culture, islamiche e non (purtroppo ne sappiamo qualcosa anche noi), storicamente le donne erano costrette a stare zitte e mosca, ma le Tuareg… col cavolo che si fanno comandare!

Possono avere relazioni sessuali prima del matrimonio, dopo il matrimonio, durante il matrimonio… Fanno un po’ come gli pare!

E se divorziano? La tenda è della donna, quindi l’ex-marito si ritrova senza "tetto" e deve andare a chiedere ospitalità alla mammina o alle sorelle.

Capito come funziona?

Sono loro a tramandare la cultura, la lingua, le tradizioni. Sono loro a scrivere in tifinagh, l’antica scrittura berbera che i Tuareg sono gli unici a usare ancora.

E gli uomini muti!

Pensa anche che qui sono gli uomini a velarsi il viso, non le donne! Si mettono ‘sta pezza blu che gli copre tutto, lasciando scoperti solo gli occhi, tipo banditi da film western. Dicono che lo fanno per proteggersi dal sole e dalla sabbia, ma magari è anche un modo per fare i misteriosi e farsi desiderare.

Le donne, invece, niente velo sul viso, solo un telo sulla testa, giusto per non bruciarsi i capelli. E cosmetici a gogò, soprattutto per truccarsi gli occhi.

Insomma, amazzoni super dure ma col make-up perfettamente curato.

Nomadi nel DNA: la vita Tuareg, un casino organizzato

I Tuareg sono nomadi, nel senso più vero della parola. Si spostano in continuazione nel deserto, seguendo le mandrie di dromedari e capre, cercando pascoli e acqua. La loro vita è un casino organizzato tipo Pechino Express, un equilibrio precario tra sopravvivenza e tradizione.

Vivono in tende leggere, facili da smontare e rimontare, e il loro bene più prezioso è il bestiame. Dromedari non solo per cavalcare, ma anche per latte, carne, lana

E poi c’è la cerimonia del tè, un rito sacro per i Tuareg, altro che tè delle cinque!

In occasione della cerimonia, la bevanda viene servita per 3 volte, preparandolo in 3 modi diversi ognuno con un particolare significato: il tè della morte (amaro, per l’appunto, come la morte), il tè della vita (dolceamaro, a rappresentare gioie e dolori della quotidianità), e il tè dell’amore (dolce come il sentimento più forte di tutti).

Tuareg oggi: tra tradizione e modernità (e guerriglia!)

Oggi la vita per i Tuareg non è facile. Il deserto è sempre più arido, i confini nazionali gli hanno tagliato le rotte tradizionali, e la modernità avanza come un rullo compressore. Molti Tuareg si sono dovuti sedentarizzare e abbandonare il nomadismo per la vita di villaggio. Ma non tutti si arrendono.

Nel nord del Niger, per esempio, ci sono ancora gruppi di guerriglieri Tuareg che lottano per l’indipendenza e l’autodeterminazione del loro popolo e combattono contro il governo nigerino per avere più diritti, per la democrazia, per una ripartizione più equa delle ricchezze del sottosuolo.

Insomma, i Tuareg non si fanno facilmente prendere per il cu*o, e se devono fare casino per farsi sentire, non si tirano indietro.

Leggi anche: Perché i salmoni nuotano controcorrente? Hanno il GPS in tilt, o cosa?

Allora, hai voglia di conoscere meglio i più duri del deserto?

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Sotto un cielo stellato da far venire i brividi, potrai sentirti un vero berbero (per una notte, almeno).

 

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